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La Società De/Generata, teoria e pratica anarcoqueer di Alex B.

Il sistema ha bisogno di idee sessiste, razziste e speciste per la sua stessa sopravvivenza, perché queste idee perpetuano una concezione gerarchica della società e confermano la legittimità del potere di alcuni gruppi dominanti su altri.

cit. Alex B., La Società De/Generata

Nel saggio La Società De/Generata, Alex B. realizza un’attenta e onesta analisi storico-politica e offre uno spunto per la concretizzazione della queer theory in una pratica di azione radicale, interconnessa con tutte le altre forme di lotta contro ogni discriminazione e disparità sociale, siano esse di carattere razzista, specista, sessista o altro. Le cause congiunte devono necessariamente essere anche lotta contro il dominio del capitale e devono rivendicare il diritto di ogni singolo a non essere categorizzato e normalizzato – e di conseguenza mercificato e controllato – da un sistema che da sempre interferisce nei rapporti interpersonali e nella percezione che ogni individuo ha di sé.

La struttura

Il testo si apre con la prefazione di Nicoletta Poidimani, la quale sottolinea la declinazione che Alex B. fa dell’anarcoqueer in ogni forma di lotta libertaria; viceversa, se lo scopo è la liberazione totale, ogni pratica antispecista, antirazzista e antisessista deve necessariamente confluire nelle pratiche anarchiche e queer.

Il concetto di anarchia, lungi dal rappresentare quella valenza negativa di caos e gretto individualismo che solitamente gli viene attribuita, è qui inteso nel suo reale significato di strumento etico e pratico per la decostruzione di concetti e istituzioni atti a ingabbiare menti e corpi; è via di fuga dalle reti del linguaggio categorizzante nel quale si vorrebbe far rientrare la realtà piuttosto che adattare il linguaggio stesso alla natura nella sua pluralità di manifestazioni.
Il libro fa quindi chiarezza all’interno della confusione che generalmente impera riguardo ad alcune espressioni e terminologie; in questo riesce proprio perchè non categorizza, limitandosi a spiegare senza ingabbiare, lasciando apertura verso le molteplici sfumature possibili del sentire personale e rifuggendo la visione limitata del determinismo biologico.

Il termine “queer”, peraltro, che dalla sua accezione di “strano” ed “eccentrico” ha assunto il significato denigratorio di “frocio”, è stato ripreso dal movimento LGT rovesciandone il significato e nello stesso tempo lasciandolo aperto nel suo potenziale disturbante (si pensi a Manifesto Queer Vegan di Rasmus Rabbek Simonsen, Ortica Editrice soc. coop., Aprilia 2014).
Difficile per chi l’avesse visto non ricordare a tal proposito “Pride”, il film del 2014 di Matthew Warchus che ricorda il periodo in cui Mark Ashton e altri attivisti crearono la Lesbians and Gays Support the Miners (LGSM) e durante il quale assunsero con orgoglio il titolo di “pervertiti” rivolto loro per disprezzo, connettendo la battaglia per i diritti gay a quella dei minatori in sciopero prostrati dalla politica aggressiva e reazionaria di Margaret Thatcher.
Lotte congiunte, unite con fatica e perseveranza, ribaltamento lessicale, tentativo di destabilizzazione permanente del sistema sono state e restano forme potenti ed efficaci di resistenza.

Nella sua introduzione Poidimani dà peraltro anche spazio al concetto di separatismo, in particolare in ambito femminista, quale metodo di rafforzamento della coscienza e di risposta all’esclusione nonché di ricerca condivisa di strategie di lotta e di liberazione da identità imposte.

Più volte si rifà a Luciano Parinetto per il concetto di alchimia e in relazione agli studi sulla persecuzione dei movimenti ereticali e della stregoneria, conseguenza dei tentativi di annichilimento di quanto il sistema non era riuscito a inglobare.
E’ quello che continua oggi ad accadere a ciò che sfugge o tenta di sfuggire al capitale: i tentativi di normalizzazione di vagabondi, omosessuali, zingari, antispecisti, queer e di altre “categorie” non comprese nella “norma” sono in atto finché la sussunzione resta una possibilità; si trasformano o si trasformeranno in forme persecutorie nel momento in cui non sarà possibile ricavarne un utile.
La scienza, che potrebbe fornire valido supporto alla dimostrazione della complessità del reale, viene spesso strumentalizzata, come mette in luce l’affermazione di Alex B.: “Le diagnosi psichiatriche potrebbero colpire chiunque di noi adotti comportamenti in contrasto con la “normalità” sociale e la morale conservatrice se chi detiene il potere decide di toglierci di mezzo”.

Il cuore del libro resta quanto ricordato a proposito di Simone De Beauvoir riguardo al “diventare donna” e il concetto per cui nessun dato biologico o anatomico possa determinare inesorabilmente la percezione di sé e il destino di un individuo; storicamente l’uso improprio e strumentalizzato dei concetti di natura/contro natura, laddove “naturale” assume il significato di “normale” o, meglio, “normato”, ha agevolato la repressione del corpo e della sua carica eversiva; la queer theory con la sua destabilizzazione sociale può, se posta a un livello concreto, contribuire allo smantellamento di preconcetti imposti, facendo riconoscere la fallacia di asserzioni che sono state accettate storicamente senza essere mai state poste in discussione una ad una.

Nella premessa Alex B. precisa che la sua analisi fa riferimento al mondo occidentale e non deve perciò essere intesa come esaustiva o universalistica nello spazio e nel tempo; il linguaggio utilizzato è inoltre esso stesso inadeguato perché limitato alle categorie della cultura repressiva di cui è espressione e che di fatto intende smantellare.

Nell’introduzione viene spiegata la struttura del libro, organizzato in tre parti: riconoscere i responsabili dell’oppressione, distruggere le nostre gabbie interiori, strategie di resistenza e attacco.

Il filo conduttore delle tre parti è l’analisi storica e sociale e la concretizzazione in azione politica di ogni concetto atto alla liberazione da categorie/definizioni degradanti che non possono rappresentare le singole individualità nelle loro molteplici sfumature.
Il linguaggio utilizzato è estremamente chiaro e le tesi esposte sono corredate da numerosissime citazioni: Emma Goldman, Michel Foucault, Mario Mieli, Beatriz Preciado, Enrico Manicardi, Luciano Parinetto, solo per citarne alcuni.

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I responsabili

Liberarsi da ogni forma di discriminazione significa innanzitutto abbattere a livello profondo ogni gabbia mentale.
Questo primo passo secondo Alex B. precede ogni altro.
Non è possibile pensare di intraprendere una lotta di classe senza chiarezza di idee e di intenti; il rischio è quello di replicare i sistemi di oppressione su altri gruppi.
Non si sradica una discriminazione creandone o mantenendone altre: solo riorganizzandosi in modo orizzontale si può minare il sistema, il quale per sostenersi ha bisogno estremo di sudditi che abbiano introiettato l’indotta concezione gerarchica dell’esistente.

Uno degli innumerevoli esempi che si possono fare è quanto accaduto in tempi recenti su un pilastro della tangenziale di Treviso: una frase scritta da tempo contro la vergogna dell’industria della carne è stata modificata dapprima per lanciare un messaggio antiabortista e successivamente per cancellare del tutto la causa dei non umani in favore di una lotta del movimento “Non una di meno”.
In pratica una campagna in favore della liberazione della donna che avrebbe potuto e dovuto associarsi a un’altra azione di resistenza non antropocentrica e aperta, ha perso una buona occasione. Un articolo completo è leggibile su Veganzetta all’indirizzo https://www.veganzetta.org/non-una-lotta-di-liberazione-di-meno/ .

Per queste ragioni i primi responsabili-vittime siamo noi singoli, e da ogni singolo deve avere inizio ogni lotta libertaria; solo se ognuno sarà in grado di abbattere i propri condizionamenti, le proprie relazioni verticali e l’idea che le lotte possano essere disgiunte o addirittura opposte si potrà pensare di attaccare la violenza delle istituzioni che esercitano potere, controllo e pressioni fisiche e mentali.

Riconoscere i responsabili dell’oppressione significa dunque fare luce sui condizionamenti cui anche le menti più aperte spesso sono soggette; significa smascherare la limitatezza del linguaggio, incapace di rendere la complessità della natura e cristallizzato in generi e dualismi semplificanti che incasellano l’altro da sé riducendolo a poche caratteristiche con le quali verrà identificato definitivamente. Significa riconoscere come il potere abbia via via creato e poi legittimato attraverso i suoi sistemi di controllo e oppressione ideologie mirate all’assegnazione di scale di valori fittizie e arbitrarie; significa riconoscere le richieste riformiste come funzionali al perpetuarsi dell’ordine costituito.

Alex B. identifica in Stato, religione e scienza (anche nell’opera di medicalizzazione posta in atto da quest’ultima) il concretizzarsi dell’oppressione.

Lo Stato

Il patriarcato basato sulla famiglia eterosessuale, meglio se bianca e di buona estrazione, è palestra di relazioni asimmetriche che proseguono acuendosi in ambito scolastico e lavorativo ed è funzionale al regime; i totalitarismi in particolare hanno sempre avversato omosessualità e femminismo ridicolizzandoli o addirittura, nel caso ad esempio del nazismo, mettendo in atto lo sterminio.
Il timore incentivato dalle istituzioni nei confronti di modelli di organizzazione differenti è il timore stesso dello Stato che vede minacciato il sistema di dominio imposto.
Sostenere come le rivendicazioni riformiste delle più note associazioni LGBT possano essere un rischio per la “famiglia tradizionale” credo sia semplicemente ridicolo perché elemosinare un ampliamento normativo non sposta nulla nell’ordine costituito; sarebbe invece interesse comune a tutti, etero e omosessuali per utilizzare un dualismo caro al sistema, adoperarsi davvero per la demolizione del concetto di famiglia e per l’abolizione della sua istituzionalizzazione attraverso il contratto matrimoniale.

La religione

Già con l’Ebraismo e in seguito con gli altri monoteismi (ma non solo) è stata codificata una morale sessuale di tipo reazionario, specchio delle culture patriarcali preesistenti sorte agli inizi del Neolitico, quando il surplus alimentare ha determinato la nascita del lavoro, la schiavitù, la divisione in classi, la sottomissione della donna e la subordinazione degli altri animali.
Trovando terreno fertile in un sistema di dominio che andava consolidandosi, la religione non ha dovuto fornire spiegazione logica dei numerosi divieti che via via ideava; alleata da sempre dello Stato nella sua funzione di gestione e controllo dei corpi, ha contribuito al rafforzamento del concetto di rigida divisione dei generi e della legittimità della sopraffazione di un gruppo sugli altri.
Sebbene in epoca moderna e contemporanea questo sistema appaia formalmente mascherato da affermazioni buoniste o pretesti “di necessità”, di fatto esso continua a sostenersi sulla presunta autorevolezza fornita da secoli di dominio e non su reali basi logiche o empatiche.

Alex B. fa riferimento fra l’altro alle direttive dell’allora papa Ratzinger riguardo al rifiuto di attenzione verso i bisogni delle persone trans, al contrasto dei metodi contraccettivi quali causa di “un’ecatombe nascosta” e al sostanziale biasimo di donne che non abbiano realizzato le due sole alternative possibili di essere o madri o suore.

La strada verso… lo sfruttamento dei più deboli” che secondo Ratzinger sarebbe aperta proprio a causa del riconoscimento di alcuni diritti è di fatto quanto la Chiesa ha perseguito nel tempo, mischiando comportamenti di varia origine nelle sue pubbliche affermazioni, unendovi atti opinabili ad altri moralmente irrilevanti.
Per lanciare le sue condanne la Chiesa non ha esitato ad esempio a confondere stupro e pedofilia con omosessualità, in un vortice di disonestà intellettuale oltretutto abbastanza scoperto.

Proprio pensando ai “più deboli” con i quali la Chiesa ha finto e finge di schierarsi mi viene da pensare per tutta la sua violenza e per la volontà di legittimazione del dominio al discorso ai lavoratori del mattatoio di Roma del 17 novembre 1957 ad opera di Eugenio Pacelli, meglio noto come Pio XII; qui, oltre ad alcune scorrettezze “tecniche” relative al processo di distruzione dei corpi di esseri senzienti, si può leggere “…non vi è nemmeno posto per ingiustificati rammarichi. I gemiti delle bestie abbattute e uccise per giusto motivo non dovrebbero destare una tristezza maggiore del ragionevole, mentre non ne procurano i colpi del maglio sui metalli roventi, il marcire dei semi sotterra, il gemere dei rami al taglio della potatura, il cedere delle spighe all’azione dei mietitori, il frumento che viene stritolato nella macina da mulino”.

La scienza

In collaborazione con Stato e religione, prosegue Alex B., la scienza ha razionalizzato e ulteriormente validato le distinzioni a scapito dei deboli.
Sostituendo parzialmente in epoca moderna e contemporanea la religione, non ne ha significativamente modificato la metodologia, sbandierando il dogma della sua pretesa oggettività (oggi quasi incontrastato) e applicando la sua visione meccanicistica anche alle sfere non valutabili o quantificabili del sociale e della natura.

La tecnologia e la medicalizzazione, bracci armati della scienza, realizzano ad oggi le forme di controllo più violente.
La dimostrazione delle ipotesi non è sempre neutrale; il fine prevalente di dominazione anziché di comprensione della realtà ha fatto sì che quest’ultima venisse spogliata di gran parte delle sue innumerevoli sfumature.
Alex B. chiarisce come proprio la scienza abbia condizionato il concetto di dimorfismo sessuale (concepito solo nel 1700) e ritiene un valido attacco ad essa la messa in luce sistematica delle costruzioni culturali su cui si fonda.

Analisi storica

Dopo un breve glossario della terminologia relativa al mondo LGBTQ e alla eteronormatività con tutta la sua carica omofobica (essenzialismo negativo ma necessario ad aiutare il lettore inesperto attraverso la semplificazione), il libro procede con la cronologia dell’oppressione: dalla già citata epoca neolitica, momento di inizio delle disparità, alle successive culture e alle loro visioni, appunto, “culturali”: l’antica Roma, i filosofi e i primi medici, il Cristianesimo e il Medioevo con i Padri della Chiesa, il giusnaturalismo.
Ancora oggi le definizioni di natura e contro natura vengono indiscriminatamente usate per “dimostrare” concetti che rispecchiano una morale già stabilita in partenza; il fine ultimo è quello di impedire la realizzazione di un’etica ragionata e l’autodeterminazione che ne sarebbe conseguenza.

L’excursus storico prosegue con il 1700 e il 1800, epoche in cui la scienza sostituisce parzialmente la religione nell’azione di controllo: è in questo periodo che viene abbandonato il modello monosessuale, sessista, in favore del binarismo, altrettanto sessista.
Secondo Alex B. ci sarebbe stata l’occasione, purtroppo perduta, di considerare scientificamente le somiglianze fra i generi maschile e femminile, anzichè separare ancora più rigidamente i “ruoli” in funzione del rafforzamento dello status quo.

Purtroppo anche i primi gruppi femministi basarono inizialmente le loro argomentazioni su binarismo sessuale e su presunte differenze ontologiche, inventando diversità e argomentando sulle basi del concetto di natura, per quanto in natura esista quasi tutto e anche il suo contrario: caratteristiche “naturali” specifiche non possono tuttavia essere selezionate, isolate dal contesto originario e piegate a scopi personali.
Allo stesso modo nella Germania della seconda metà del 1800 gli stessi attivisti del primo movimento gay ritenevano l’omosessualità una patologia, mostrando chiaramente la forte interiorizzazione della norma imposta.

Per gli interessi delle classi dominanti, tuttavia, l’errore dell’uso improprio dell’idea di “natura” ha funzionato abbastanza bene e ha perpetuato il suo scopo a lungo (permettendone la persistenza ancora oggi) grazie al costante supporto di una scienza spesso più schierata che intellettualmente onesta.

Il libro prosegue quindi con la nascita della psichiatria e dei manicomi, le teorie di Lombroso, l’origine del termine “omosessuale” (categoria relativamente nuova) e la prima confusione fra transessualismo e orientamento sessuale.

Distruggere le gabbie

La rigida separazione dei due soli sessi riconosciuti socialmente e legalmente ha portato in realtà a gravi conseguenze a causa dell’impossibilità di intrattenere rapporti sociali spontanei, soprattutto – ma non soltanto – per coloro che non si riconoscono in una categoria stabilita in base a una parte anatomica.

Considerata l’enorme importanza che la società dà al sesso per ragioni di controllo, avrebbe più senso prendere in considerazione l’insieme di comportamenti di genere, quelli del sentire personale, svuotati dell’inganno della cultura che impone ruoli, movenze, abbigliamento, make up e altre costruzioni; allora diventerebbe più difficile richiedere per ogni documento la croce su “M” o “F” o altro.
Risulterebbe chiara l’inutilità della compilazione di quel punto.
In effetti, come sostiene Alex B. “siamo tutti travestiti”: la differenza è che chi pratica il crossdressing di solito sa di compiere un’azione e di non rappresentare un’identità mentre chi si riconosce nella parte di donna o uomo quasi sempre recita quotidianamente senza esserne consapevole.
C’è di più: i condizionamenti sono così forti sin dall’infanzia che molti individui non sono in grado di riconoscere le loro reali predisposizioni; è probabile che molti convinti eterosessuali non siano tali e che non arriveranno mai a saperlo. Tuttavia, invece di preoccuparsi dello stravolgimento della loro stessa vita, è più frequente che contestino la possibilità di adozioni da parte di coppie gay, sostenendo – ironia della sorte – che i bambini ne potrebbero essere condizionati.
Questa continua aggressione all’identità da parte del sistema raggiunge l’apice nelle mutilazioni casuali poste in atto dalla “scienza medica” in caso di nascita di bambini intersessuali e nella violenza fisica verso persone che non rientrano in una categoria definibile.
Se l’omosessualità è infatti ritenuta talvolta accettabile purchè nascosta, inammissibili diventano l’uomo femminile e la donna virile che con la loro esistenza palesano possibilità che ci si rifiuta di ammettere.

I rapporti sociali, peraltro falsati per tutti, portano a intensa stanchezza, costano fatica perchè devono rispettare ogni sorta di gerarchia, devono costantemente conservare i limiti espressivi accettabili socialmente e mantenere vive le discriminazioni.
Rifuggire la socialità sarebbe più che giustificato in questo quadro drammatico mentre capita, per fortuna, che i cosiddetti “travestiti” rivendichino il loro “essere se stessi” proprio attraverso la provocatoria finzione intesa dai più come “essere altro da sé”.

In realtà, nella vita privata, difficilmente capita che si trascorra il tempo identificandosi in “uomo”, “donna” o ”altro”; essendo tutti noi immersi in una complessità di pensieri e situazioni fluttuanti non ha senso concentrarsi su ciò che esula dalle problematiche concrete e dalla vera percezione di sé che ovviamente, nella personale solitudine, nessuno pensa di etichettare.

Eliminare le gabbie per Alex B. significa pertanto partire dalla riconsiderazione dei propri rapporti sociali, dalla rivalutazione dello stato di benessere/malessere indotto da tali rapporti, dall’analisi dello stato di autenticità e orizzontalità o meno delle proprie relazioni interpersonali.
Solo eliminando progressivamente l’autoritarismo e i conflitti gerarchici nelle relazioni sarà possibile mettere la realtà al di sopra delle categorie, cercare di avere di se stessi un’immagine quanto più possibile non condizionata dall’eterosessimo e superare i dualismi, comprendendo l’esistenza di molteplici possibilità e sfumature e non solo di due categorie estreme e “opposte”.

Resistenza e attacco

L’ultima parte del libro è dedicata alla storia e all’analisi dei movimenti di attivismo, che deve essere necessariamente azione politica radicale.

I moti di Stonewall rappresentano la nascita dell’orgoglio gay, quello che negli anni sarà in parte mercificato nel Gay Pride. Anticipazioni dei fatti di Stonewall sono le rivolte del ‘59 e del ‘66, rispettivamente a New York e a San Francisco; è successiva a Stonewall la nascita del Gay Liberation Front, movimento radicale che ben presto tuttavia rivela all’interno un’ala riformista.
Il testo sottolinea proprio come non a caso la maggioranza dei movimenti, soprattutto di quelli conosciuti dal grande pubblico, abbiano avuto proprio carattere non radicale e siano stati funzionali al sistema, sempre pronto, quest’ultimo, a “concedere” e “normare” diritti dove è possibile intravedervi un utile.
Lo stesso Fuori!(Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), che fra le varie azioni aveva organizzato la manifestazione davanti al Congresso internazionale di sessuologia a Sanremo nel 1971, aderì in seguito al Partito Radicale, cosa che portò Mario Mieli a distaccarsene.

Alex B. prosegue con numerose citazioni di movimenti più o meno abolizionisti, durati a volte un tempo molto breve, altre volte più a lungo: STAR, FHAR, Revolutionäre Zellen, Queer to the Left, Black Laundry e molti altri, analizzati e spiegati in modo chiaro e piacevole da leggere.

Gli anni ’80 e ’90 del ‘900 in generale hanno visto nascere pochi movimenti interessanti e impegnati politicamente.

La conclusione del libro pone tuttavia in evidenza il grande potenziale radicale della politica queer, sex-positive e soprattutto capace di aggregare soggetti marginalizzati in lotte congiunte, smarcando le azioni di singoli gruppi dalla cecità di concezioni limitate e personalistiche e aprendo a una visione in cui solo attraverso lotte interconnesse è possibile giungere alla liberazione totale.

Alex B., La Società De/Generata – teoria e pratica anarcoqueer, Nautilus, Torino 2012

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