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A me piacciono troppe cose e mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito. Questa è la notte e quel che ti combina.
Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione.Jack Kerouac, Sulla Strada
Come anticipato nella prima parte dell’articolo su La Leggenda di Duluoz, alcuni dei numerosi romanzi di Jack Kerouac, sebbene indipendenti e godibili singolarmente, costituiscono nel loro complesso il racconto della vita dallo scrittore.
Si tratta di una narrazione fortemente autobiografica, organizzabile in una successione che non è né quella della composizione né quella della pubblicazione; piuttosto, essa rispecchia l’ordine cronologico degli eventi reali dell’esistenza dell’autore.
Ecco, qui di seguito, i romanzi enumerati secondo la narrazione esistenziale dello scrittore:
- “Visioni di Gerard”, scritto nel 1956, pubblicato nel 1963;
- “Il Dottor Sax”, scritto nel 1952, pubblicato nel 1959;
- “Maggie Cassidy”, scritto nel 1953, pubblicato nel 1959;
- “Vanità di Duluoz”, scritto e pubblicato nel 1968;
- “Sulla Strada”, rimaneggiato più volte fra il 1948 e il 1956, pubblicato nel 1957;
- “Visioni di Cody”, scritto tra il 1951 e il 1952, pubblicato nel 1959;
- “Viaggiatore Solitario”, scritto e pubblicato nel 1960;
- “I Sotterranei”, scritto nel 1953, pubblicato nel 1958;
- “Tristessa”, scritto fra il 1955 e il 1956, pubblicato nel 1960;
- “I Vagabondi del Dharma”, scritto nel 1957, pubblicato nel 1958;
- “Angeli di Desolazione”, scritto tra il 1956 e il 1961, pubblicato nel 1965;
- “Big Sur”, scritto nel 1961, pubblicato nel 1962;
- “Satori a Parigi”, scritto nel 1965, pubblicato nel 1966.
Visioni di Gerard, il primo romanzo
“Visioni di Gerard” (titolo originale dell’opera “Visions of Gerard”), il primo romanzo della leggenda di Duluoz, è il resoconto degli ultimi anni di vita del fratello maggiore dello scrittore, morto nel 1926 a soli nove anni.
Kerouac, che all’epoca aveva quattro anni, rivive quel periodo attraverso le impressioni e i ricordi cupi di una Lowell segnata dalla Grande Depressione.
Nel suo immaginario, tuttavia, ogni sensazione e avvenimento è da ricollegarsi alla vita, alla malattia e alla morte di Gerard.
I racconti della madre ascoltati nel corso degli anni contribuirono a creare il personaggio del fratello “santo”, che l’autore dipinge avvolto da un’aura pura, intrisa di compassione e misticismo, in mezzo alla cruda praticità disincantata di un mondo di apatici adulti, sofferenti anch’essi ma inconsapevoli delle cause del loro male.
Il romanzo presenta frequenti richiami al cattolicesimo ma anche alla visione buddhista dell’universo: le due pratiche peraltro non furono mai intese da Kerouac come inconciliabili.
La scoperta del dolore e della morte da parte di Kerouac bambino avviene tramite la sofferenza delle piccole creature, inermi di fronte alle imperscrutabili leggi della natura e alla violenza dell’uomo.
Il senso della crudezza della perdita e del lutto si palesa al candore infantile dello scrittore attraverso lo sconvolgimento della propria famiglia, conseguente all’evento della morte.
Il funerale, che Kerouac rappresenta come un film, sigilla per sempre Gerard in un’immagine di inattaccabile purezza dalla quale l’autore è escluso, destinato a diventare un uomo adulto, ossia a prendere coscienza dell’ineluttabilità degli accadimenti ma anche costretto a scendere a compromessi con le proprie meschinità, lontano per sempre da quella sicurezza e da quell’innocenza che esistono unicamente nell’infanzia.
Il ricordo di Gerard è l’unica ancora di salvezza dello scrittore ormai maturo che per mezzo dell’integrità morale del fratello perduto può tornare con la mente al tempo lontano della propria purezza e, indirettamente, riviverla.
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Il Dottor Sax, un tredicenne a Lowell
“Il Dottor Sax” (titolo originale dell’opera “Doctor Sax”) è una dell’opera che Kerouac prediligeva.
E’ un lavoro maturo che racconta eventi, immaginazioni e sensazioni di quando lo scrittore, tredicenne, viveva a Lowell.
Le immagini della casa, i colori, i profumi, gli oggetti familiari generano di riflesso impressioni intense nel lettore, riconducendolo al proprio vissuto e ai ricordi personali.
Il suono della pioggia sui vetri, il giradischi che suona “Dardanella”, le corse immaginarie di cavalli ricreate minuziosamente con le biglie dal giovane Jack nella sua cameretta emergono da un passato lontano, che sa di casa e di malinconia.
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Registrazione del Fox Trot Dardanella creata da Felix Bernard e Johnny S.Black e eseguita dalla Selvin’s Novelty Orchestra. Si tratta di uno dei ricordi più ricorrenti in Jack Kerouac che fanno riferimento alla sua fanciullezza e adolescenza a Lowell
Si tratta di un romanzo dallo stile sperimentale, di una certa complessità, almeno nella sua definitiva stesura.
L’autore intese questa fantasia narrativa come la prosecuzione del “Faust” di Goethe, un alternarsi di ricordi rivisitati e immagini oniriche sullo sfondo dell’eterna lotta contro il male.
Il dottor Sax, personaggio benevolo ispirato dalla lettura della rivista “The Shadow” che Kerouac amava leggere da ragazzino, è l’amico immaginario che lotta contro le forze negative annidate in una Lowell di sogno. Le sue sembianze sono quelle di William Burroughs nel cui bagno esterno della casa di Città del Messico Kerouac scrisse parte del libro.
Considerato anticipazione di una letteratura popolare, “Il Dottor Sax” conserva tuttavia la profondità e la tragicità onnipresenti nelle opere di Kerouac espresse attraverso una prosa che a tratti si trasforma in pura poesia.
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Maggie Cassidy, il primo amore
“Maggie Cassidy” (titolo originale dell’opera “Maggie Cassidy”) è lo pseudonimo di Mary Carney, la ragazza irlandese di un giovanissimo Jack Kerouac.
L’atmosfera gioiosa del primo amore adolescenziale, della presenza intorno allo scrittore degli amici, della famiglia, della scuola e delle imprese sportive è a tratti incrinata dalle piccole pene sentimentali e dal preludio di una tragicità futura più grande.
Fa da sfondo ancora una Lowell evanescente, senza più le fantasie oniriche de “Il Dottor Sax” ma sempre affiorante dalla nebbia dei ricordi. Le immagini si intrecciano via via sempre più e oscurano progressivamente la linearità del racconto in favore di una visione quasi mistica di Maggie (opposta a quella spregiudicata di Pauline) e di esplosioni di lirismo e poesia.
Anche questa storia, come sarà per tutte le altre relazioni con le donne nel corso della vita di Kerouac, è destinata a concludersi.
Il trasferimento a New York per intraprendere gli studi alla Columbia segna la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, quella che porterà lo scrittore alle esperienze più intense della sua vita e che ne determinerà il destino.
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Vanità di Duluoz, il trasferimento a New York
“Vanità di Duluoz” (titolo originale dell’opera “Vanity of Duluoz”) racconta il trasferimento a New York, l’ambiente della Columbia University, l’attività sportiva, l’incontro con Burroughs e Ginsberg, la guerra.
E’ il libro scritto durante il penultimo anno di vita di Kerouac con uno stile, come egli stesso disse, “più moderato”, con un ritmo più lento, affinché potesse rivelarsi il suo pensiero, ossia “la sola cosa che ho da offrire, la vera storia di quello che ho visto e di come l’ho visto”.
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La Città e la Metropoli, storia di una famiglia
Parzialmente sovrapponibile dal punto di vista cronologico a “Vanità di Duluoz” è “La Città e la Metropoli” (titolo originale dell’opera “The Town and the City”), il primo romanzo che Kerouac riuscì a pubblicare, caratterizzato da una scrittura “classica” accostabile allo stile di Thomas Wolfe e ancora lontana dalla tecnica della prosa spontanea che lo scrittore inventerà e adotterà più avanti.
Il libro non viene di regola inserito all’interno della leggenda di Duluoz poiché la famiglia Martin, le cui vicende sono qui narrate, presenta numerose differenze rispetto ai Kerouac.
Tuttavia non manca una fortissima componente autobiografica: le vicissitudini della famiglia dalla metà degli anni ‘30 fino al secondo dopoguerra ricordano i trasferimenti e le situazioni vissute dai Kerouac; Galloway è il nome dato a Lowell mentre la metropoli è New York, città, quest’ultima, capace di fagocitare e far smarrire, di schiacciare le speranze e determinare i destini.
Lo scrittore suddivide alcune sue caratteristiche fra i diversi figli dei Martin, sebbene il personaggio a lui più vicino sia quello di Peter.
Anche in questo capolavoro viene descritto l’incontro con le personalità che andranno a costituire il primo nucleo della Beat Generation.
Particolarmente intenso è il rapporto con il padre, spesso conflittuale a causa dei radicali cambiamenti del figlio, narrato sullo sfondo della tragedia della malattia e della morte.
All’epoca per il giovane Kerouac iniziava la frequentazione di coetanei intellettuali che conducevano un’esistenza molto diversa da quella che egli aveva sperimentato nell’ambiente protetto di Lowell; il futuro scrittore era attirato e affascinato da questi stili di vita tanto differenti dal suo, e da personalità disinibite con idee molto chiare riguardo ai mutamenti artistici e sociali in corso.
E’ il periodo in cui egli incomincia a sperimentare le droghe, a indulgere a una vita notturna sfrenata e a trovarsi a reagire in maniera spesso parossistica di fronte alle situazioni.
Il confronto con il padre, la sottesa critica alla società americana del tempo, lo struggimento per l’ineluttabilità della sorte e la potenza della prosa hanno determinato la nascita di un romanzo di tale levatura da meritare di essere inserito, anche se non ufficialmente, nella leggenda di Kerouac.
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Sulla Strada, la curiosità della scoperta e del viaggio
“Sulla Strada” (titolo originale dell’opera “On the Road”) è l’inno alla vita, alla gioia di esistere, alla libertà di spaziare oltre i confini fisici e mentali. La celebrazione dell’esistenza e la felicità improvvisa, la curiosità della scoperta, l’entusiasmo per le nuove conquiste sono possibili attraverso la consapevolezza costante della fugacità dell’attimo.
Leggi anche: Vita di Kerouac
Il destino di ogni cosa è “più presente” proprio perché esistono la malinconia, la tristezza, le separazioni e il dolore inevitabilmente sottesi ad ogni scoppio di puro rapimento estatico.
Sulla Strada è il capolavoro assoluto di Jack Kerouac.
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Visioni di Cody, elegia di Neal Cassidy
“Visioni di Cody” (titolo originale dell’opera “Visions of Cody”) rappresenta l’appendice di “Sulla Strada”.
Utilizzando sempre la tecnica della prosa spontanea, la personalità dell’amico ed eroe di “On the Road” Neal Cassady viene approfondita, indagata, spiegata per come lo scrittore la vedeva, in continuo movimento, nel mezzo di una costante ricerca. Nel libro sono riportate le interminabili conversazioni di Jack e Neal sotto l’effetto della marijuana, scritte mediante il flusso di pensiero di Kerouac più ancora che attraverso una fedele trascrizione delle parole: è evidente che l’autore si identifica in parte con l’amico e che, per il resto, vede nell’amico ciò che egli stesso vorrebbe essere.
Con Neal Cassady anche qui protagonista vengono rivisitati eventi e personaggi che hanno fatto parte della vita di Kerouac e la visione dell’America e del sogno americano spesso ottenebrato dalla disillusione.
Immagine ricorrente nel romanzo è quella del muro di mattoni e del neon, visione reale e metaforica dell’America, presente nei primi ricordi di Lowell e ritrovata in seguito nei viaggi lungo tutto il Paese: luce che rappresenta la promessa e la vita e muro che respinge e rifiuta per la sua vacuità.
Generazione battuta e beata.
“Visioni di Cody”, insieme a “Il Dottor Sax”, è l’opera a cui lo scrittore si sentì maggiormente legato.
Allen Ginsberg nella sua prefazione sostiene che dal punto di vista letterario “Visioni di Cody” dovrebbe occupare un posto pari a “Sulla Strada”: anche in questo caso ci si trova dinanzi a un’opera realizzata “per amore”.
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Viaggiatore Solitario, l’esperienza del viaggio
“Viaggiatore Solitario” (titolo originale dell’opera “Lonesome Traveler”) è, come scrive Kerouac stesso, “una raccolta di scritti editi e inediti collegati da uno stesso filo conduttore: il Viaggiare”.
Dagli Stati Uniti all’Europa, dal Messico al Marocco, lo scrittore si racconta non senza un fondo di compiacimento: misticismo, droghe, confusione, donne, indipendenza e brevi lavori.
Passione e disillusione si completano l’un l’altra in questo spaccato di vita sempre e comunque “sulla strada”.
“Lo scopo e l’intenzione”, incalza l’autore, “è semplicemente la poesia…”
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“Sulla Strada resterà sempre il ritratto più intenso e drammatico dei beat caldi del secondo dopoguerra americano e “I Sotterranei” il ritratto altrettanto intenso e vagamente satirico dei beat freddi di cinque anni dopo (“Sulla Strada è ambientato nel ‘48, “I Sotterranei” nel ‘53)
– Fernanda Pivano, introduzione a “I Sotterranei”, febbraio 1960
I Sotterranei, storia di un amore
“I Sotterranei” (titolo originale dell’opera “The Subterraneans”) è il racconto autobiografico della breve storia d’amore fra Leo (Jack Kerouac) e Mardou (Alene Lee), una ragazza di colore che frequentava i beat cool della West Coast (in realtà la storia ha avuto luogo nel Greenwich Village).
Sullo sfondo delle droghe, delle feste, del jazz -anzi, del bop-, attraverso una narrazione che segue il flusso di coscienza inarrestabile di un “hot” quale Kerouac era, si srotola il romanzo che, considerato osceno all’epoca, oggi è esempio di una scrittura spontanea inarrestabile, martellante, della quale Henry Miller scrisse “Jack Kerouac ha violentato a tal punto la nostra immacolata prosa, che essa non potrà più rifarsi una verginità”.
E lo scrisse con profonda ammirazione.
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Tristessa, consapevolezza messicana
“Tristessa” (titolo originale dell’opera “Tristessa”) è il capolavoro che narra la storia senza futuro fra Kerouac e una ragazza messicana tossicodipendente, Tristessa (Esperanza, nella realtà), una prostituta di Città del Messico.
Il ritratto che ne scaturisce è unico per genere, lirismo e significato sotteso: Tristessa è misera, malata, eppure bellissima e innocente, di una fragilità che permea ogni essere sensibile che la circonda e che diviene emblema dell’esistenza intera.
Mirabili le descrizioni/introspezioni che Kerouac fa nell’alloggio che la ragazza condivide con El Indio, con Cruz e con molti animali non umani: un gatto, un gallo, una gallina, una colomba.
Ciascuno di essi si rapporta allo scrittore in modo personale, stabilendo un contatto che viene vissuto profondamente (di certo la morfina rese Kerouac più ricettivo).
Dalle parole trapela inevitabilmente un certo tono assolutorio e deresponsabilizzante riguardo alla vita altrui, sebbene questo non modifichi l’onesta spontaneità del momento.
In questo passo vita e morte sono connesse a tal punto da convivere naturalmente – una accettazione, una saggezza antiche, possibili solo in Messico – : la vita è più preziosa perché in equilibrio instabile, e piccole lotte vengono compiute continuamente per mantenerla; di contro, la morte appare meno terrificante grazie a una consapevolezza innata che rimanda il pensiero dello scrittore al suo Buddhismo -un Buddhismo istintivo peraltro regna dentro la povera casa, in quei poveri esseri, fra la sporcizia e gli oggetti ammassati.
Su tutto aleggia una tristezza della quale non serve parlare: è negli occhi di ciascuno, è negli occhi di Kerouac.
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I Vagabondi del Dharma, Buddhismo, viaggi e libertà
“I Vagabondi del Dharma” (titolo originale dell’opera “The Dharma Bums”) è il romanzo in cui Buddhismo, poesia, libertà, ricerca e natura si fondono per dare origine a un altro potente scoppio di vita estatica. Puoi leggere il nostro articolo dedicato a quest’opera imperdibile.
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“Mentre medito
sono Buddha –
Chi altro mai?”
cit. Jack Kerouac, haiku da “Angeli di Desolazione”
Angeli di Desolazione, tra socialità e ricerca di solitudine
“Angeli di Desolazione” (titolo originale dell’opera “Desolation Angels”) è il libro che racconta tutto quello che accadde nel 1956, anno precedente alla pubblicazione di “On the Road” e periodo di fermento culturale per i poeti di San Francisco del cui gruppo eterogeneo Kerouac sentiva di far parte. Nonostante il suo essere sostanzialmente apolitico, egli condivideva con i compagni alcune modalità anarchiche di sentire e pensare e aveva bisogno di loro, della loro compagnia e influenza nonché di potersi anche sentire talvolta “diverso” o almeno atteggiarsi tale nelle occasioni di confronto.
Romanzo diviso fra il desiderio di socialità e di avventure nei locali del jazz e dell’alcool e il tentativo di ricerca solitaria e visione del Vuoto zen, “Angeli di Desolazione” riprende l’esperienza estiva dell’autore come avvistatore di incendi sul Desolation Peak, senza droghe e liquori, solo con se stesso a fronteggiare l’immagine per lui simbolo del Vuoto: il monte Hozomeen, attraente e terrificante allo stesso tempo.
Gli haiku riportati nel libro sono fra le poche cose che Kerouac riuscì a scrivere in quelle settimane di isolamento, al termine delle quali si ritrovò felice di tornare ad esperire il mondo nonostante il caos e l’ incertezza della vita.
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“…qualcosa non va…”
– Jack Kerouac, “Big Sur”
Big Sur, un viaggio per scacciare i fantasmi
“Big Sur” (titolo originale dell’opera “Big Sur”) racconta l’altalenante permanenza di Kerouac nella baita di Ferlinghetti al Bixby Canyon, a nord di Big Sur, lungo la costa della California.
Kerouac, scrittore ormai affermato e perseguitato da fan chiassosi e invadenti, lascia New York per San Francisco e accetta con gioia l’offerta dell’amico Ferlinghetti: crede sinceramente che una totale solitudine sul mare potrà rappresentare un nascondiglio dalla gente e un rifugio per la rigenerazione dello spirito.
In realtà da subito le cose non appaiono come sarebbero dovute essere: lo scrittore giunge sul luogo in taxi quando è ormai buio. La percezione dello strapiombo del Canyon, a malapena intravisto, l’anomalo suono della risacca dell’oceano, il buio e l’incertezza rivestono ogni cosa di una atmosfera sinistra, spaventosa e lugubre.
Nel tempo Kerouac imparerà a comporre al suono delle onde come già aveva fatto con il bop realizzando “Mare – suoni dell’Oceano Pacifico a Big Sur”, i versi che chiudono il romanzo.
Questo però non lo affrancherà né dagli eccessi né dai suoi fantasmi.
Per la prima volta egli affronta a livello letterario il suo problema con l’alcool quando una grave crisi di delirium tremens, descritta nel libro in ogni dettaglio, lo prostra fisicamente e psicologicamente.
L’incombenza della morte, da quella dell’amato gatto Tyke all’altro capo dell’America a quella dei piccoli insetti, del topolino, della lontra e anche il marcire e seccare delle alghe preannunciano in modo estremamente eloquente l’ultimo atto della vita dello scrittore stesso.
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Satori a Parigi, viaggio verso le origini
“Satori a Parigi” (titolo originale dell’opera “Satori in Paris“) racconta il viaggio di Kerouac a Parigi e in Bretagna alla ricerca delle proprie origini e chiude così con orgoglio la sua “leggenda”, sullo sfondo di rimandi colti alla cultura della vecchia Europa.
Come sempre accade nei romanzi dello scrittore, lo stile è cadenzato su uno stesso tono, senza sbalzi, con una forza emotiva costante che prevale sulla parte razionale.
Kerouac sostiene di aver avuto, nel corso del viaggio, una illuminazione improvvisa, un “satori”, per dirla con una parola del Buddhismo giapponese: non sappiamo se sia stata finalmente la sua personale visione dell’Eternità Dorata, in cui è presente il Tutto e, dentro il Tutto, il Vuoto.
Quando questo sarà chiaro, “dimenticheremo tutte queste storie di separazioni”.
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CONTENUTO DEL VIDEO
Allen Ginsberg, Jack Kerouac e altri amici della Beat Generation in giro per New York City nel 1959
Crediti immagini:
- Credito 1 – Immagine della casa d’infanzia di Jack Kerouac caricata dall’utente Russ Bowden su Commons Wikipedia in data 7/09/2010 e distribuita con la licenza Creative Commons CC BY 3.0 Unported
- Credito 2 – Immagine della copertina del Comics The Shadow Agosto 1945 realizzata da Charles Coll e caricata dall’utente Guise su Commons Wikipedia in data 25/02/2019 e distribuita con licenza internazionale Reuse of PD-Art photographs che per l’Italia prevede il riutilizzo libero dopo 20 anni dalla morte dell’autore
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- Credito 5 – Immagine della pavimentazione del Jack Kerouac Alley a San Francisco caricata dall’utente Goodshoped35110s su Commons Wikipedia in data 13/09/2007 con licenza di Pubbico Dominio
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- Credito 8 – Immagine del Monte Hozomee vista dal Desolation Peak caricata dall’utente Ron Clausen su Commons Wikipedia in data 16/07/2020 con licenza di Pubbico Dominio
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- Credito 12 – Immagine di una Jam Session con Charlie Parker messa a disposizione da The Library of Congress su Commons Wikipedia nel 1947 con licenza di Pubbico Dominio
- Credito 13 – Immagine di copertina con licenza di Pubbico Dominio. Realizzata dall’utente e inserita nel sito Pxhere